Che sia la disfatta di un sacramento?

Quanto è importante dirsi quel “sì” (e quanto basta per rinnegarlo).
  
Da qualche decennio il numero dei divorzi in Italia è aumentato vertiginosamente e non meno importante è il dato che conferma una forte diminuzione del numero di matrimoni, per fare posto all’aumento incontrastato della convivenza. Dati importantissimi, che fanno riflettere, forse non in positivo, e fanno anche pensare a quanto sia importante, oggi, il concetto che si da al giuramento di amore eterno in generale, oltre che in quello puramente spirituale. Il problema della decadenza non è solo da attribuire alla “poca fede”, probabilmente c’è altro. Sposarsi è divenuto negli ultimi anni un vincolo pratico oltre che affettivo: il legame, la famiglia, la fedeltà, i sacrifici, sono valori datati che comportano impegno materiale ed astratto. L’emancipazione, il successo professionale, la scalata sociale, sono mete apprezzabilissime ma generano anche risvolti negativi.  E non sono di certo un problema le troppe distrazioni o i troppi diversivi, la genesi del problema risiede altrove. E’ il concetto, l’essenza, il valore teologico e della quotidianità del matrimonio che è andato perduto senza troppi preavvisi. Parimenti, anche la struttura della moderna società, come accennato prima, ha di certo le sue colpe.

Foto: Eras Perani, 2012

Non credo neppure che oggi ci si ami in altro modo rispetto a qualche anno fa. Sposarsi per giurarsi, davanti a Dio, l’amore eterno non è una cosa brutta, è  semplicemente una cosa a cui non si crede più. E non è solo un problema di ateismo o di forma etica e morale, si tratta di vivere il proprio amore alla giornata senza contarci su più di tanto: edificarlo per l’eternità ci fa paura.   
I corsi prematrimoniali sono frequentati, oggi, con un po’ di imposizione e un po’ di remissività dai futuri candidati alla “prigionia”, come ricordava simpaticamente un famoso sessuologo. Bisognerebbe capire che valore si da a tale sacramento per poi captare con una semplice introspezione che importanza abbia coniugare le proprie aspettative con la propria fede in ottica futura. Insomma, per farla facile, occorrerebbe assicurarsi che in suddetti corsi, le coppie, diano veramente importanza al connubio imprescindibile senza cui non può assolutamente essere celebrato un evento importante come il matrimonio: l’amore verso il partner promesso all’amore verso Dio. Perché, per me, uno dei principali problemi che sorgono durante e dopo il matrimonio, oltre a quelli elencati prima, è insito proprio nel comprendere poco o per nulla il suo aspetto primordiale, nel non capirne essenzialmente il concetto essenziale. Potremmo dire che alla base di un divorzio ci sia la poca fede in Dio, a Cui si è fatta una promessa scialba, che non si è stati tenuti a rispettare più di tanto. Oppure che la triste fine del proprio legame matrimoniale sia da attribuirsi esclusivamente alla poca fede che si è dati all’amore verso il partner, senza intaccare quella verso Dio, come se si trattasse di una scommessa persa o di una forte illusione. Per me, questi sono problemi che derivano da un problema di fondo, e quindi assolutamente evitabili, possibilmente prima che si facciano dei figli per scongiurare effetti ancora più devastanti. L’essenza del matrimonio sta nel rendersi conto che la persona che amiamo sia veramente all’altezza di essere presentata davanti a Dio come quella che ci accompagnerà nella cristianità fino alla fine dei nostri giorni. Sempre se si è coscienti della propria fede oltre che del proprio amore. Altrimenti ad un matrimonio è meglio andarci da invitati.   
Articolo pubblicato su "Spazio Culturale", Gennaio - Marzo, 2012.

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