Cipro rifiuta uno "spremiagrumi" fiscale. E non avrebbe potuto fare altro.
Ieri sera il Parlamento cipriota
ha detto no alle condizioni dell’aiuto economico dell’Unione Europea che in
cambio aveva imposto ai correntisti il “prelievo di stabilità”. I 36 “no” di
ieri hanno chiuso la porta, difatti, ad un prelievo che non solo avrebbe consentito
una fuga di capitali, ma avrebbe aimentato lo scatafascio dei risparmi dei cittadini,
dato che avrebbero dovuto subire un netto prelievo persino i correntisti sotto
i cento mila euro. Un disegno perfetto: peccato che siamo nel ventunesimo
secolo e che le misure economiche illiberali e stataliste imposte come in
questo caso da un’unione che dovrebbe tutelarti e non spremerti non fanno altro
che mettere in discussione l’utilità stessa dell’unione.
Non si esclude, a conti fatti, l’uscita
di Cipro dall’Unione Europea ed il Ministro delle Finanze cipriota Sarris, ha
già fatto il check in per il volo diretto a Mosca: li aiuti li chiedono a
Putin, magari li tratta meglio. E già, perché proprio grazie all’oligarchia
russa che ha conservato ed alimentato i suoi bigliettoni verdi nella “Svizzera
mediterranea”, Cipro fino a ieri godeva
di un valore finanziario grande otto volte il suo pil. Che fosse una sorta di
paradiso fiscale, poco importa ai fini del dibattito europeistico. Non l’uscita
di scena di Cipro dall’Ue le ripercussioni saranno gravi, e la Merkel lo sa
bene. A differenza dei cugini greci, che due anni fa non erano messi meglio, i
politici ciprioti però hanno tirato in ballo la sovranità economica del proprio
paese e sono riusciti a non entrare nel vortice dell’imposizione fiscale e “morale”
come titolava stamane il Foglio, che avrebbe di fatto non aiutato ma alimentato
la sciagura.
E’ però senza dubbio alcuno
terreno di riflessione: l’Unione Europea ha ancora senso? Può veramente
arrogarsi il diritto di imporre presiti cosi onerosi? Il dubbio c’è, e siccome
nel centro operativo di queste scelte non v’è altro che la centralità tedesca,
può ancora definirsi questa un’unione europea e non francofona? Seguo da vicino la questione per porre rimedio
ai miei dubbi amletici. Ad ogni modo se oggi fossi cipriota, non riuscirei a
non pensare all’uscita del mio amato e caro paese da questa pseudounione, che a
conti fatti mi aiuta solo a morire più lentamente.
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