Vendola come Bertinotti, quel 5% che sale al cervello.


Manco fossero zuccheri o vitamine. Si tratta di pochi voti che bastano al radicale di turno per dirottare intere coalizioni, per dirimere dissensi, per espandere il proprio predominio. Cosi come i cani che marcano il territorio prima di fare pipì, così quei leader politici annusano le alleanze prima di tuffarsi dentro col relativo scotto da pagare o se va bene, da godere.  

Vendola e Bersani. Fonte: Dagospia
Sembra il copione di un film già visto. Bertinotti, con Rifondazione Comunista, che non arrivò manco al 6% si ritrovò ad essere la terza carica dello Stato durante il fantomatico governo Prodi. Ora tocca a Bersani sorbirsi le avances e le imposizioni taciturne di Nicolino Vendola, che già in aria di postprimarie si fa valere, dal basso dei pochi consensi raccattati.

Mentre l’Ilva di Taranto cerca di essere statalizzata dopo la chiusura, ed il Fatto Quotidiano smascherava nel contempo diversi teatrini, i due araldi della sinistra italiana si promettevano amicizia e strette di mano. Per l’ex ministro allo Sviluppo Economico e il governatore della Regione Puglia ora tutto è in discesa. Il copione di cui parlavo sopra, è già bello che pronto: resta solo reinterpretarlo. Mi immagino già il titolo di questo Remake, che alla fine spero si riveli un corto: "Come governare col 5%".    

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