La sottile linea rossa (tra partiti e sindacati)
Guglielmo Epifani |
Prendo in
prestito il titolo di un cult del cinema moderno per cercare di spiegare, a
parole, quel nesso chiaro (o poco chiaro) che sia che unisce volti noti e meno
noti del mondo sindacale ai partiti, in particolare di sinistra. Prendo spunto
da un articolo di stamane firmato da Sergio Rizzo sul Corriere della Sera. Allo
stesso modo prendo spunto dal “safari dentro la mia testa” e dall’intervista,
sempre sulla testata di De Bortoli, fatta a Sergio Cofferati sulla nomina di
Guglielmo Epifani alla segreteria PD. Prendo spunto dalla scorpacciata di concertoni
del primo maggio che durante la mia, seppur breve vita, avrò visto e dei
richiami, non certo veementi, alle forze politiche della Camusso e degli altri “compagni”.
Ma lo
spunto maggiore mi è dato dai dati, come mi suggeriva stamattina Rizzo di buon
ora: Giorgio Benvenuto, fu segretario della UIL dal ’76 al 92’ e fu nominato
segretario del Psi post craxiano nei “cento giorni più difficili della sua vita”;
Del Turco, segretario CGIL dal ’70 all’ 86 gli subentrò per altrettanti pochi
giorni. E poi a seguire, senza elencarne la provenienza, Giuseppe Di Vittorio, Agostino
Novella, Luciano Lama, Antonio Pizzinato, Bruno Trentin, lo stesso Cofferati,
Savino Pezzotta, Franco Marini, Fausto Bertinotti, Sergio D’Antoni, Giorgio
Santini, Titti Di Salvo, Luisella Albanelli, Patrizia Maestri, Valeria Fedeli,
e per ultimo Guglielmo Epifani, fresco di elezione.
Sulla sua
nomina, è intervenuto poco tiepidamente l’eurodeputato PD Sergio Cofferati: “Bersani
fu eletto con un milione e 600 mila voti, Epifani con 450. Non si sceglie così
il leader. L’assemblea che l’ha eletto segna un arretramento molto preoccupante
della vita democratica interna al PD”. Insomma, l’ex sindaco di Bologna, pur
essendo anch’egli un figlio del sindacalismo politico, prende le distanze dalla
scelta del collega. Seppure l’UGL abbia intercesso nel battesimo politico di
personaggi rilevanti nel centrodestra, è indiscutibile che a detenere il
primato della sottile linea rossa tra i sindacati e i partiti siano CGIL, CISL
e UIL, ed è inutile ribadire dove siano andati a finire, nello scacchiere
partitico, i loro dirigenti o segretari: fanno eccezione Giancarlo Serafini e Giuliano
Cazzola, che in Parlamento, finirono nel centrodestra.
E’ giusto definire questi trapianti donati dai sindacati alla politica come fortunata pesca dalla società civile? Ed è un caso che i sindacalisti sposino programmi politici dei partiti? Mi fermo, penso e dico, anche se preferirei non dire: o i partiti sono ideologicamente vicini ai maggiori sindacati (e questo sarebbe senza dubbio un bene) o i maggiori sindacati sono ideologicamente vicini ai partiti (e non me ne vogliano i lavoratori, ma non credo questo sia un bene). O dei concertoni del primo maggio io non c’ho capito mai nulla.
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