Maresca non basta al centrodestra: analisi breve di alcuni errori
Il primo passo falso furono quei 60 secondi di ritardo che costrinsero la commissione prefettizia ad escludere la lista Prima Napoli: seguì l'esclusione di altre due, ma oramai i giochi erano fatti. Di certo non ha neppure giovato l'increscioso episodio della lite Diodato/Nonno in FDI, alla vigilia della presentazione delle liste, con la fuoriuscita del primo, che poi non si è neanche più candidato. Risulta, peraltro, alquanto complicato riuscire a capire dove sia stato dirottato il consenso leghista napoletano (come suonano male questi due aggettivi, uno dietro l'altro).
E non si può neanche escludere, in definitiva, che Maresca non abbia pagato lo scotto dell'esperienza recente, non proprio rosea, di un PM prestato alla politica: la porta girevole tra procura e comune, stavolta si è incastrata, ed il malcapitato Catello è rimasto ingabbiato in colpe non sue. A rendere tutto più amaro sono le parole, giunte in serata, del segretario leghista Matteo Salvini che non è proprio un maestro dell'autocritica: prima ringrazia tutti coloro che si sono candidati nelle coalizioni di centro/destra, poi capitola, ammettendo che i candidati presi dalla società civile non hanno funzionato e che bisognava sceglierli prima. Non credo, o voglio sperarlo, includesse tra questi Maresca: era veramente difficile trovare un candidato migliore, anzi probabilmente il centrodestra ha guadagnato terreno grazie al suo profilo (Maresca supera le liste di 7.593 preferenze); non oso, infatti, immaginare la debacle di uno qualsiasi tra gli elefanti della destra napoletana. Urge resettare tutto.
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