Le penne ribelli che scoraggiano il Cav. Da Feltri a Ferrara tuonano i rimproveri
Il Foglio di martedì 5
febbraio tuonava così: “Berlusconi ha il coraggio
di essere sempre uguale e a se stesso, un magico imbonitore nella terra di
Machiavelli e del realismo politico”. Tutto normale, si direbbe, ma non
nel caso in cui il quotidiano in questione sia diretto da Giuliano Ferrara,
anima letteraria dell’ultimo berlusconismo, quell’anima intellettual/borghese
di cui il Cavaliere ne è andato sempre fiero. Prima ancora, c’ha messo il suo
Vittorio Feltri, altra pietra miliare del giornalismo vicino al caro Silvio. Il
direttore de Il Giornale a La Zanzara su Radio 24 ebbe a dire: “Sappiamo che ha
candidato di nuovo delle mignotte. Mi riferisco alla mignottocrazia [..] E'
cambiato troppo poco rispetto alle aspettative, la serietà delle persone è
importante[…] Non è che se io faccio una scopata allora merito un
aumento di stipendio". Che siano motivazioni politiche o
partitiche, le penne importanti non avallano da un po’ di tempo le uscite del
Cav. e chissà che aiutino veramente a riflettere e a desistere dalla tentazione
di un nuovo consenso senza sé e senza ma. Resta il fatto che Feltri, nonostante
il suo rammarico e la sua tentazione del voto a Grillo, aggiunse, che, forse,
pur di non far vincere la sinistra il naso se lo sarebbe potuto turare. Se le
liste Pdl a Vittorio fanno venire il vomito, a Giuliano non vanno proprio giù
le proposte da venditore in campagna elettorale. E chissà che a loro, non si
aggiunga, alla fine, qualcun altro.
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