Dallo specchio delle brame, mostri e scheletri nel reame
E’ quasi un corollario
elettorale: negli ultimi giorni gli indecisi diminuiscono a dismisura col
passare delle ore e sono inversamente proporzionali alla stabilità dei sondaggi.
E sono proprio quelli i voti più sconsiderati, quelli dati ad intuito ed a
volte anche con fretta. La storia ci insegna che c’è gente che c’ha vinto le
elezioni in questo modo. La parabola ascendente dell’indecisionismo determinante,
o meglio fondamentale, gioca, anche in questa tornata, il ruolo da
protagonista. E quindi, al politico di turno, occorre stirare una camicia di
più, ingurgitare una mentina di più, fumare di meno, mantenere più calma,
spararle più grosse.
Quella forbice malvagia (parlo degli indecisi) eppure così
adorabile può divenirti d’aiuto o può essere la tua condanna. Il porta a porta
si fa incessante, campanelli impazziti e caselle di posta gonfie dell’ultima ora.
L’attacchino indaffarato e il cittadino esasperato. L’elettore deciso già da
tempo o è un diretto/indiretto militante o è simpaticamente costretto da
qualche parente o è un deluso che segue il filone dell’antipolitica e del
partito opposto rispeto a quello votato la scorsa volta o è uno che nella vita,
di politica, se n’è sempre inteso e ha sempre avuto la sua idea. Tutto il resto
degli elettori, che si chiamino indecisi, confusi o menefreghisti, non sanno
che pesci prendere. Sono loro, la volpe nel range inglese, l’albero della
cuccagna dei politici italiani. In quanto a loro, i leader, occorre mettere in bene
in vista tutto il loro charme, la loro astuzia da corteggiamento, altro che
Alain Delon o Costantino Vitagliano.
Una critica però bisogna farla: anche perché
non m’aspettavo compiesse un passo falso simile, data la sua arguzia. Beppe
Grillo rinuncerà allo scontro tv finale, sottovalutando l’influenza mediatica
che ne consegue e probabilmente rinuncia alla corsa di una caterba di voti, che
nel gergo turistico oserei quasi etichettare “last minute”. E il last, si sa,
conviene sempre. Per chi, poi non se ne fosse accorto, per l’occasione, si è
svegliato dal letargo mediatico anche Romano Prodi. Ora però occorre non
farneticare, non tornare sui primi passi, non cambiare bruscamente rotta o come
ricordava Bersani (intendo Samuele, il cantante), non cambiare la benzina, mai,
nel mezzo di un tragitto. Tanto sono sfiniti, si vede dalle loro facce: hanno
girato l’Italia ma non si ricordano più se da nord a sud o viceversa. Monti, a
dire il vero, sembrava già sfinito da prima. Giannino non ha avuto neanche il
tempo di farsi la barba. Bersani (stavolta, Pierluigi) scommetto che manco ci
dorme più, per via di queste elezioni. Degli altri, meglio non parlarne, è
stato speso abbastanza, e senza sconti
né prezzi d’outlet.
La strega di Biancaneve voleva scandagliare chi fosse la
più bella del reame: se si fosse trovata, per caso, in questi giorni in Italia
avrebbe intravisto dal suo specchio gente spossata dai comizi, straziata dalle
tournes elettorali, imbruttita o deperita da una campagna elettorale breve ma
terribilmente stressante e fumosa.
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