Verso il Quirinale. Il valzer delle candidature e gli sgambetti da Can Can
Da
quando Berlusconi è in Parlamento, e quindi da circa un ventennio, non ha mai
avuto un numero cospicuo di deputati e senatori nel momento opportuno, e cioè
quando occorreva nominare un Presidente della Repubblica.
Si
è passati da Ciampi (eletto subito) a Napolitano (con qualche perplessità).
Probabilmente, quella di quest’anno è la prima votazione che, a conti fatti,
non ha maggioranze parlamentari di rilievo e quella di Marini ne ha
rappresentato tutte le conseguenze che oserei definire negative. Non vorrei
essere nei panni di Bersani, che un giorno prima delle elezioni dello scorso
febbraio sembrava in cima ad un carro festoso (e chiassoso) sul quale si
adagiavano tutti i tripudi di una prevista e fugace vittoria.
Ebbene
mi domando se, a questo punto, avesse preferito perdere: si è ritrovato a fare
i conti con un partito spaccato, una leadership non più indiscussa, correnti
interne che oggi a malapena riesce a tenere adagio. Il dopo Marini, sembrava
essere il preludio di un’agonia partitica perfetta. Quei voti renziani di
protesta e quelli di un Vendola mai così vicino a Grillo hanno fatto temere il
peggio. Senza parlare delle tessere bruciate fuori Montecitorio. E cosa fare
per rimediare? Se almeno rimediando si riuscisse a non perdere, si potrebbe puntare
sul nome che nel partito, a chi più a chi meno, possa andare bene. E se a
Berlusconi non piace, poco importa. Tutto ciò che è stato fatto ieri (compreso
quello stupido chiacchierare sull’ abbraccio con il segretario Alfano) va
dimenticato: “insomma, ragassi noi ci
abbiam provato”.
Anche
se si abbandonano d’un tratto le trattative con il Pdl, magari Berlusconi reagisce comunque bene e non pensa, neanche
lontanamente, a sfiduciare il governo che verrà, indurre il neo (malvoluto)
Presidente a sciogliere le Camere, andare nuovamente alle elezioni e probabilmente
vincerle pure. Magari Berlusconi non
vota Rodotà per esprimere il suo dissenso, ma segue il nome fatto dai Montiani
o sventolando bandiera bianca vota Prodi. Magari
Berlusconi non è più il vecchio giaguaro di una volta ed anche se non è
smacchiato è di certo un po’ indolenzito. Magari
Renzi si addolcisce e l’apparato di partito, seppur con qualche ferita, ormai
causticata, tira avanti e si può pensare a formare un governo. Magari deriva dal greco "makarios" ed un’
esclamazione di desiderio.
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