La Majorana maniera
È la cronaca di un successo. Una
cronaca postuma, dei suoi ultimi giorni. Una cronaca tranquilla, una di quelle
finite in Sudamerica. Evaporazione, che in fisica vuol dire, alla Majorana
maniera, vado dove mi porta il vento. In questo caso, il vento del 1955 per il
genio catanese soffiò verso il Venezuela, terra di bauxite e canna da zucchero.
Non c’è Chi l’ha visto che tenga, ha un certo fascino sparire quando non si
latita. L’andarsene alla Majorana maniera
ha ispirato film e sceneggiature. Adoro pensarlo su un’amaca mentre tutti si
scervellavano per capire dove fosse. Qualche atomo di troppo, forse. Piccole
preoccupazioni, insomma: niente da cui il nuovo continente non possa distrarti.
Chi non concluderebbe la propria esistenza catapultandosi in un nuovo mondo, in
nuovi venti, nuovi sapori. Un po’ come la storiella delle isole deserte e su
cosa ti porteresti. L’ultima scoperta, Majorana, l’ha concessa a chi lo
cercava. Si scrive Majorana, si legge sayonara.
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