La caccia all’untore distrae il popolo dalla peste.
La caccia all’untore
distrae il popolo dalla peste. E dai suoi rimedi. In questi giorni imperversa in
paese una polemica lunga quanto il perimetro di un grosso lazzaretto (per
restare in tema) ma ci si dimentica del problema di fondo. Mettiamo caso, che
il nostro rappresentante avesse votato contro quella delibera della discordia:
cosa sarebbe cambiato? Perfettamente nulla. Nel caso in cui la sua adesione o
il suo dissenso fossero invece stati determinanti, si avevano tutte le ragioni
per metterlo alla berlina, politica, s’intende. Lungi da me voler giustificare
gli errori altrui, semmai ce ne fossero. L’azienda in questione, però, altro
non è che un carrozzone politico, un bacino elettorale, un asso a briscola, per
cui si è sempre cauti nel puntare il dito contro di essa. C’è da ricordare,
altresì, che noi cittadini nel giugno del 2011 votammo un referendum, uno di
quelli che ormai contano come un fante, e non come l’asso, a briscola. Votammo
contro la privatizzazione del sistema idrico. Ma cosa è cambiato? Aridaglie, il
nulla. Ecco perché oggi chi vuol cambiare veramente qualcosa non dovrebbe
mettere mano a passate delibere e regolamenti del caso; piuttosto dovrebbe far
valere il nostro voto dello scorso giugno, che in questo caso non è stato
rappresentato. Chi non ha nulla da perdere, né da recriminare può agire senza
le catene del caso. Abbiam fatto la fine del povero polipo che si è
sbruciacchiato da solo nella sua acqua. Solo che in questo caso l’acqua non è
nostra, contro la nostra volontà.
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